© 2013 Italia Gabriella Sorgi

Briella caffé...
di Italia Gabriella Sorgi
  

CHE FATICA CAMPARE!
Sono convinta che le difficoltà si possano affrontare: si possono cercare soluzioni con arte e saggezza per risolvere gli stessi problemi che le stesse difficoltà comportano. Tale atteggiamento porta, senza batter ciglio, ad accettare anche che ci trattino come un mendicante.
Essere forti e sapere che puoi, se vuoi, superare quegli incresciosi istanti pagando con tanta amarezza, per seguire la propria strada ed arrivare al traguardo.
“Sono amareggiato!” è meglio di “Sono incazzato nero”.
Ulisse, uomo dotato di “virtute e canoscenza”, gira per il Mediterraneo, così racconta Omero nell’Odissea, per tornare ad Itaca come un "mendico", ormai forte per affrontare le Pretese sue e di Penelope, per distruggerle onde vivere in Concordia con l’altra parte di se.
Non sempre siamo coscienti di quanto ci “autoassolviamo” nel momento in cui pensiamo o agiamo “indifferenza” verso l’altro.
Il problema non è mio se l’altro mi schiaffeggia; a tale proposito c’è una barzelletta di Totò famosa che dice: “Che mi importa se mi picchia, tanto non sono Pasquale!”. Tutto ciò purtroppo comporta un guaio…
Imparare a fare l'artista "mendico" per esempio per non sparare comporta un guaio ed un pregio, pregio perché non uccidiamo con la pistola, guaio CI COSTRUIAMO UN IDEALE DI PERFEZIONE.
Perciò possiamo dire che un sano masochismo salva la vita, ma non può durare per sempre. Putroppo anche l'ideale di se stesso e in seguito di perfezione (nasce fin da piccoli), è alimentato da genitori che ti esaltano "per le tue bravure" dovute a delle capacità intellettive creative anche reali.
COSA PROVOCA? Chi sono?
Sentirsi inadeguato in alcune circostanze per esempio, non sentirsi degno di amore perché l'altro è superiore a me ed io ci tengo troppo (vedi le dipendenze "amorose") ci porta ad essere come "
tu mi vuoi". Un altro esempio di tale inadeguatezza porta un ragazzo a prendere tutti nove e dieci, o due e tre a scuola, perché o MI DEVO FAR ACCETTARE" o mi devo contrapporre. Nell'adolescente è fondamentale una sana ribellione.
Alla fine cosa ne deriva? La ricerca continua di attenzioni; spesso purtroppo capita che le uniche attenzioni sono vessazioni e umiliazioni. L'essere umano per migliorare e sentirsi degno di vivere si va a volte cercare modelli estremi o, come dico io, FALSI MAESTRI; anzi a volte li costruisce ad arte per uniformare la propria esistenza.
Dove sarà il futuro di questi nostri giovani se sul mercato nelle bancarelle si vendono oggetti costruiti dai sedicenti falsi maestri?
Spesso qualcuno può sentirsi dire o chiede: "Tu quanto mi ami?", "Tu quanto mi odi?" Le risposte: "Non odio nessuno". Che santo! Viene da pensare.
Altro che santo è un personaggio che cerca continuamente di essere a volte eroe, a volte guerriero e ciò che è peggio impara ad emulare, a rubare l'identità dell'altro. L'artista vero è sempre emulato, è una tappa importante per apprendere l'arte e mestiere. Una volta si andava a bottega per imparare a fare il falegname, il fabbro, il calzolaio. Oggi non conviene, puoi ricomprartelo dai "cinesini".
Si andava da Mastro Ciliegia a riparare una sedia, ad ordinare un tavolo piccolo, un armadio, e così via.
Oggi vai all'Ikea e se si rompe la spalliera del letto ne puoi comprare un altro a buon prezzo. Questa è l'evolution o è la maledizion? Quanto ci amiamo? Tanto, ma l'amore è l'altra faccia della medaglia "l'odio", che nego. E' un'ottima strategia per allontanare qualsiasi dolore che l'odio rimosso "che non vedo" mi porta anche a non sentire l'angoscia che tale rimozione genera attraverso la vendetta. Infatti, come è possibile che la persona che agisce un progetto vendicativo non senta la colpa reale per il male che produce o a volte può dare anche morte e vivere in angoscia continua senza sapere perché? Una fra le migliaia di spiegazioni potrebbe essere quella che ci viene dal racconto di un mito quale Edipo, la tragedia greca di Sofocle. Tale personaggio invece di riparare ad una colpa reale si acceca e poi espia tutta la vita. Tale atteggiamento "edipico", proprio del DNA culturale dalla notte dei tempi, porta all'espiazione. Secondo me, una colpa reale può essere trsformata attraverso il perdono verso se stessi e verso l'altro perché ciò ti ha portato a non fare la vittima ma a creare il tuo destino. Trasformare vuol dire essere il capitano della propria anima.
Ora se l'origine del male verrà proiettata con molta abilità sul più "cretino" o il più "tonto" che ti sta vicino, il "furbetto" agirà tutta la rabbia che ha dentro vigliaccamente su quel tontarello che tu dici di amare da morire.
Si ama per vivere non per morire. La frase da trasformare è "ti amo da morire" in "ti amo da vivere". A volte succedono fatti dolorosi a caso ma non credo che tutto questo "caso" sia veramente un "caso", penso che possa essere un'occasione per tutti rivedere i fatti della vita con un'altra luce. L'illuminazione è una visione di prospettiva diversa. In una stanza se cambio posto la prospettiva non è più quella di prima. Riportiamo tutto nella realtà, ci riflettiamo e in fondo la vita è imprevedibile, ma anche dolorosa, violenta, bella e ti fa tanti doni che poi te li riprende.
                                                                          Alla prossima volta...


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